"Le nom du site est transcrit de manière fantaisiste", dice l'autore a proposito del sito di Ti-n-Anniwen, che su un pannello collocato dal Dipartimento delle Antichità di Tripoli appare come Tina Niwen...
Peccato che poi scriva sistematicamnete Akukas al posto di Akakus e Lernia al posto di Di Lernia.
Ma tralasciando le battute, è veramente triste e anche abbastanza sconvolgente, soprattutto per chi in quei posti non solo ci è stato, ma ci ha anche lavorato al fianco degli archeologi italiani citati (a volte male...) nel testo, constatare il degrado e la distruzione del patrimionio archeologico libico.
Pensare che quei siti hanno resistito migliaia di anni e sono stati depredati nel giro di un ventennio e anche meno, fa molto male e fa molto riflettere.
Interi mesi di deserto, svariate missioni di duro lavoro, in stretta collaborazione con gli amici del museo archeologico di Tripoli, per censire parte delle migliaia e migliaia di siti archeologici del Fezzan sud occidentale, allo scopo di creare il parco archeologico che l'autore definisce, forse a aragione, "troppo ambizioso".
In effetti il risultato degli inutili sforzi di salvaguardia di un patrimonio culturale così vulnerabile, è sotto gli occhi di tutti: nessuna tutela purtroppo è possibile, se manca l'applicazione del buon senso e del rispetto, che culture retrograde o imprese capitalistiche, in un batter di ciglia hanno reso vana.
Grazie per l'articolo, anche se mi ha spezzato il cuore.