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"Le grotte, le isole e i laghi" - Slovenia e Croazia 2012

Diari ed Appunti di Viaggio

Messaggioil 14/07/2014, 19:13

GIORNO 8

Domenica 4 novembre, visita di Lussinpiccolo e trasferimento a Veglia (Krk).

La colazione è spettacolare quanto la cena, e ci dispiace dover lasciare l’albergo, ma il nostro viaggio deve proseguire. A dire il vero abbiamo il sospetto che nel trovarci così bene in albergo ci abbia molto aiutato il fatto di essere fuori stagione, e che a luglio o ad agosto probabilmente il servizio e la tranquillità non sarebbero stati allo stesso livello, ma a noi va bene così.

Andiamo a Lussinpiccolo centro e parcheggiamo vicino al porto. Ci colpisce subito il gran numero di gabbiani presenti. Anche Lussinpiccolo, come Cherso, è un antico borgo veneziano. Le guide turistiche lo citano come il paese più bello delle tre isole (Cherso, Lussino e Veglia) e in effetti, a posteriori, è quello che ci ha lasciato i migliori ricordi.

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Dal porto vediamo in alto la Parrocchiale, saliamo una scalinata per raggiungerla ma non siamo sicuri della direzione. Chiediamo indicazioni a due ragazzine ben truccate ed agghindate a festa che si limitano a dirci “Seguiteci” ed in effetti, con nostro grande stupore, scopriamo che erano dirette in chiesa anche loro. La Santa Messa sta per iniziare e ci accomodiamo.

Una breve occhiata alla chiesa ci lascia stupiti: le nostre due guide non sono gli unici giovani presenti, anzi, c’è gente di ogni età e la chiesa è completamente piena nonostante sia molto grande in rapporto alle dimensioni del paese. Ci sono ragazzi, giovani, adulti di tutte le fasce ed anche, ovviamente, persone anziane, ma sono la minoranza (mentre in Italia le chiese sono frequentate quasi solo dalle donne anziane). È evidente che qui l’appartenenza religiosa è anche appartenenza etnica: i Croati sono cattolici (in contrapposizione ai Serbi ortodossi ed ai Bosniaci mussulmani) ed andare a Messa fa parte del loro orgoglio nazionale. Il confronto con la perdita di fede e di spirito nazionale in cui versa ormai l’Italia è stridente e doloroso.

(segue)
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Messaggioil 14/07/2014, 19:16

È ormai ora di pranzo, ma abbiamo fatto colazione poche ore fa, Claudia vuole assolutamente andare a vedere cosa vende la locale panetteria (che si chiama proprio così, “Panetteria”, in italiano) e compera due fette di una torta salata locale che non conoscevo. Si tratta del Burek, diversi strati di pasta che sembra pasta-fillo con ripieno di carne o di formaggio, buonissimo ed anche incredibilmente economico: le fette sono enormi ed in pratica, comperando anche due brioches per completare il pasto, abbiamo pranzato con l’equivalente di due euro a testa!

Ovviamente da bravi turisti ci sediamo poi in un bar dove concludiamo con caffè e coca-cola, spendendo praticamente la stessa cifra che avevamo pagato per burek e brioches.

Lasciamo Lussino per tornare sull’isola di Cherso (sono unite da un ponte) da cui prenderemo il traghetto per Veglia (in croato “Krk”). Non avendo fretta, ci fermiamo più volte a vedere borghi e spiagge delle due isole.

Anche qui la fida Pandina fa il suo dovere, perché non tutte le strade dell’isola sono asfaltate, e più volte ci troviamo su sterrati ancora fangosi per le piogge della settimana precedente, ovviamente senza alcun problema. Vicino ad un spiaggia ci incuriosisce uno strano cartello, che vieta di lasciar fare il bagno ai cani.

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Arriviamo al porto di Mereg, da cui parte il traghetto per Veglia, in discreto anticipo, ma la coda di veicoli in attesa è già lunghissima (è domenica pomeriggio!) e ci coglie il timore che non ci sia posto sul traghetto. Raggiungo la cassa e la bigliettaia mi fa il biglietto senza battere ciglio, al che mi tranquillizzo. In effetti ci stiamo tutti, anche se il traghetto è pieno “a tappo”.

Anche qui mangiamo qualcosa in traghetto, visto che sono le 15:30 e non abbiamo ancora pranzato. Appena sbarchiamo a Valbiska, ci dirigiamo all’albergo, che è a Malinska, lì vicino.

Arriviamo in albergo… è lì scoppia il casino. Il tour operator che ha fatto da intermediario fra la nostra agenzia di viaggi e l’albergo ha fatto casino, in pratica ci aspettavano per l’altro ieri e nessuno gli ha detto che avevamo pagato la mezza pensione, ma visto che il nostro voucher parla chiaro su quello non ci fanno problemi. Fanno problemi invece per il parcheggio coperto, che a noi risultava incluso nel prezzo ed a loro no. Si rischia la lite ma alla fine, appurato che è stato il tour operator a fare casino e non noi a volerli fregare, rinunciano a farci pagare l’extra.

Un piccolo cruccio personale, mentre eravamo sul traghetto si è corso il Gran Premio di F1 di Abu Dhabi, che ha segnato la prima vittoria dopo il rientro alle gare sia per la Lotus che per Kimi Räikkönen, uno dei miei piloti preferiti. Mi dispiace davvero essermelo perso!

Aspettando l’ora di cena facciamo un veloce giro a Veglia città ma soprattutto a Punat, per sapere se è come è possibile visitare l’isolotto-convento di Cassione (“Košljun” in croato).

Purtroppo siamo fuori stagione, per cui l’unica soluzione è tornare al porto di Punat il mattino dopo di buon ora e cercare una barca taxi. Esiste un servizio regolare ma è operativo solo d’estate oppure alla domenica mattina, per i fedeli che si recano alla Santa Messa sull’isolotto.

Torniamo in albergo per la cena, che è a buffet, quindi come quantità “a volontà”, ma la qualità non è delle migliori. Ero quasi tentato di fotografare una pasta dichiarata con “Pesto alla Genovese” di un colore bianco pallido che sapeva cosa fosse il Pesto solo per sentito dire.
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Messaggioil 14/07/2014, 19:23

GIORNO 9

Lunedì 5 novembre, visita dell’isolotto di Cassione e trasferimento ai Laghi di Plitvice.

Lasciato l’albergo torniamo a Punat e parcheggiamo in porto. Cerchiamo informazioni sulle barche per Cassione e veniamo arpionati da un personaggio che pare lì apposta per fregare i turisti e che ci propone di portarci a visitare l’isola con la sua barca-taxi.

Ci chiede 25 Euro per entrambi, non è un prezzo economico, e se non fosse che deve muovere la barca solo per noi due cercherei di trattare, ma in queste condizioni mi sentirei in colpa, per cui accetto. È la sua giornata fortunata perché vede con la coda dell’occhio un’altra coppia di turisti, anche loro voglio andare a Cassione ed anche a loro vanno bene i 25 Euro.

Scopriremo appena partiti che sono cuneesi come Claudia, di Alba per l’esattezza, e stanno ritornando da Medjugorje. Hanno qualche anno più di noi ma sono di ottima compagnia, per cui la gita parte sotto i migliori auspici. Il barcaiolo non sta zitto un attimo, ma ce la mette tutta per fare bene il suo lavoro. Ci porta a Cassione, come da contratto, ma prima ci fa fare tutto il giro della baia di Veglia e di Punat, al cui centro si trova Cassione. Ci fa anche vedere con l’ecoscandaglio i banchi di pesce, non c’entra col motivo per cui siamo lì ma è affascinante. Arrivati a Cassione ci fa da guida turistica per visitare il convento, l’isola ed il museo.

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La visita è a pagamento, ma il prezzo è ridicolo (20 Kune a testa, meno di tre Euro). Un giovane frate è seduto in un angolo a vendere souvenir, decidiamo di “sbizzarrirci” non solo perché sono davvero belli, ma anche per avere una scusa per dare qualche soldo al convento (non sono certo i tre Euro del biglietto a poterli fare ricchi). Comperiamo una brocca decorata, la solita calamita ed un portachiavi in legno d’ulivo per l’equivalente di circa 25 Euro. Chiedo al frate se ha una scatola per non rischiare di rompere la brocca in viaggio, lui si informa su dove stiamo andando e ci fa una confezione super-antiurto (e in effetti la brocca è arrivata intera).

Terminata la visita ci dirigiamo verso la terraferma. Non abbiamo fretta, per cui decidiamo di fare tutta la costa Est dell’isola, che è percorsa da strade secondarie (la strada principale dell’isola è invece a Ovest). Visitiamo Verbenico (“Vrbnik” in croato), paesino arroccato sopra il porto dove ci colpiscono le scogliere a picco, chiaramente ottime per il nuoto subacqueo.

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Proseguiamo per Silo, altro paesino costiero e quindi ci dirigiamo verso la terraferma.

Il transito sul ponte che unisce l’isola di Veglia con la terraferma è a pagamento per chi va verso l’isola, ma gratuito per chi, come noi, va da Veglia alla terraferma. Il ponte è una meraviglia dell’ingegneria ma sono in coda e non posso fermarmi a fare fotografie. Questa che vedete è quindi una immagine che ho trovato in rete (come anche la fotografia aerea dell’isolotto di Cassione).

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Fine della seconda parte del viaggio ("le isole")...
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Messaggioil 14/07/2014, 19:27

... ed inizio della terza ("i laghi")

Rientrati in terraferma ci dirigiamo verso la nostra prossima meta, il parco Nazionale dei Laghi di Plitvice, da cui ci dividono 150 km di strade secondarie (e due ore e mezza di viaggio).

All’interno del parco ci sono tre alberghi, due a due stelle (che fra l’altro sono chiusi in questo periodo dell’anno) ed uno a tre stelle, per cui la scelta è obbligata. Ma avrei scelto comunque quello, sia perché è quello di livello superiore, sia perché è il più vicino all’ingresso del parco e con la vista migliore, sia perché è lo stesso albergo in cui ero stato 30 anni prima e volevo vederlo ricostruito (è stato usato come deposito di carri armati durante la guerra).

Ci fermiamo lungo la strada in un baretto dall’aria dimessa, anche perché sono ormai le 16 ed anche se la colazione è stata abbondante l’appetito comincia a farsi sentire. La cameriera (per altro molto bella) non parla né italiano né inglese. Alla fine riusciamo ad ordinare uno “spiedino con patatine” che si rivelerà ottimo ed abbondante (e come quasi sempre in Croazia, ad un prezzo a cui in Italia ci avrebbero servito solo le patatine).

Mentre ci avviciniamo a Plitvice cominciamo a vedere i segni della guerra, che qui è durata fino al 1995: molti edifici sono crivellati di colpi di mitragliatrice, altri sono distrutti, ma la maggior parte sono ricostruiti, in parte o in toto, per cui i segni della guerra sono stati cancellati.

Arriviamo in serata all’albergo e ci sistemiamo. Mi guardo intorno e noto subito che è stato restaurato molto bene, neanche sapendolo si vede come era stato ridotto (cosa che invece mi ricordo molto bene, avendo all’epoca seguito i servizi giornalistici sulla guerra). La camera è bella e spaziosa, e la vista sui laghi impagabile. Anche il personale alla reception è gentile e quando segnaliamo un problema ce lo risolvono immediatamente. Il personale del ristorante invece è un po’ freddino, come del resto sapevamo dalle recensioni su Internet, e la cena non è buona come speravamo, ma siamo lì per i laghi e ci accontentiamo.

Non posso però non fotografare il dessert che ci servono, lo vedete qui a lato. La crema è una specie di panna acida, non è cattivo, ma è sconcertante che nel menù in italiano lo abbiano chiamato “dolce di mozzarella”!

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Una curiosità il collegamento ad Internet: anziché far passare dei cavi di rete in tutto l’albergo hanno utilizzato l’esistente rete telefonica delle camere per il segnale ADSL. In pratica la centrale telefonica dell’albergo fa da concentratore, come una normale centralina Telecom, ed in ciascuna camera c’è un modem ADSL che riconverte il segnale da ADSL ad Ethernet.

Secondo me è una soluzione molto più costosa e più complicata da gestire di una normale rete Ethernet, ma avranno avuto le loro buone ragioni. In ogni caso dal punto di vista del cliente garantisce una funzionalità completa (ed anche una maggiore sicurezza) per cui non ho certo motivo di lamentarmene.
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Messaggioil 09/09/2014, 22:05

Mi ero un po' arenato :D
Riprendo il resoconto...

Ciao.
Mauro
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Messaggioil 09/09/2014, 22:11

GIORNO 10

Martedì 6 novembre, visita del Parco Nazionale dei Laghi di Plitvice.

Il parco comprende una serie di laghetti e di cascatelle veramente unico, in più è molto ben attrezzato turisticamente con sentierini e passerelle ed anche battelli (sul lago principale) e trenini che rendono la visita accessibile anche a chi non abbia particolari capacità alpinistiche.

L’ingresso del parco è a pagamento, ma chi come noi è ospite di uno degli alberghi del parco ha la facilitazione che paga solo il primo giorno, e poi la validità del biglietto viene estesa per tutto il periodo di permanenza.

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Essendo il primo giorno di visita decidiamo per un approccio “soft”, costeggiare il lato Ovest del lago principale.
A dire il vero “soft” non tanto perché il percorso è uno di quelli meno battuti ed è coperto di foglie scivolose, inclusa l’unica discesa ripida presente, per cui quello che sarebbe un percorso semplice richiede un po’ di attenzione.

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Partiamo quindi in battello dal pontile più vicino all’albergo (P1) per attraversare il lago (P2) e da li percorriamo tutto il lato Ovest del lago (in alto nella cartina) fino al pontile P3. Poi di nuovo battello da P3 a P2 e da P2 a P1. In effetti lo scopo era più che altro fare un po’ di giretti in battello.

Il tutto diventa una passeggiata che, fatta con tutta calma e fermandosi a fare foto e guardare il panorama, dura circa tre ore incluse le attese dei battelli e le traversate.

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Messaggioil 09/09/2014, 22:16

Lungo il percorso mi affascina un funghetto di un (apparentemente) velenosissimo colore viola, talmente bello... da adottarlo come avatar. :D :D :D

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Sotto il pontile di arrivo scorgiamo una quantità di cavedani impressionante: sarebbe il paradiso per un pescatore… se nel lago fosse permesso pescare, ovviamente!

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Tornati in albergo prendiamo la macchina con una visita ad un mulino ad acqua interamente restaurato e perfettamente funzionante. Siamo però costretti a rinunciare a visitare l’interno perché l’anziano mugnaio, che è l’unica persona presente, non parla né inglese né italiano per cui è impossibile capirsi. Nella foto si vede poco, ma le tre canalette che si vedono buttano acqua su tre ruote a pale ad asse verticale che muovono le tre macine al piano di sopra (all’interno del mulino).

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Concludiamo il pomeriggio con un giro alla cittadina più vicina, Korenica, che è a 16 km. Ne approfittiamo per comperare qualcosa da mangiare (non avevamo ancora pranzato) e per un giro alla zona commerciale. Ci colpiscono subito i prezzi di molti articoli di largo consumo, che sono estremamente economici se rapportati all’equivalente in Euro.
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Messaggioil 09/09/2014, 22:23

GIORNO 11

Mercoledì 7 novembre, visita del Parco Nazionale dei Laghi di Plitvice.

Prosegue la visita ai Laghi di Plitvice. Oggi giro dei laghi superiori, per cui prendiamo il trenino fino alla stazione ST4 e da lì riscendiamo costeggiando tutti i laghetti fino al pontile P2.

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Al di là della bellezza dei luoghi, che senza dubbio facilita il lavoro, colpisce anche la perfetta organizzazione del parco, tutti i laghi e le cascate sono contornati (e a volte anche sormontati) da percorsi segnati e passerelle che guidano il turista nella visita del parco. Se fate caso alle foto, la cascata sopra è la stessa che si vede qui sotto dietro la passerella (infatti la foto è stata fatta proprio dalla passerella stessa, poco più avanti).

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Messaggioil 09/09/2014, 22:26

Ma il clou della giornata sono gli animali che abitano il parco. Iniziamo la giornata con un gruppo di scoiattoli che gioca sui rami degli alberi, ma quello che ci ha più entusiasmato sono alcuni uccellini che vengono a tenerci compagnia intorno alla panchina mentre pranziamo.

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So che non si dovrebbe fare, ma mi lascio prendere dalla tentazione di posare qualche chicco di uvetta sulla cartina e di allontanarmi di quel tanto da lasciarli avvicinare.

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Puntuale il più intraprendente si avvicina e riesco a fotografarlo mentre saltella via con l’uvetta nel becco.

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Finito di pranzare mettiamo via tutto e facciamo per riprendere il cammino, quando l’uccellino di prima torna sulla panchina da cui ci siamo appena alzati e fa un balletto per ringraziarci dell’uvetta che gli abbiamo regalato. Un peccato avere messo via la macchina fotografica!

Terminato il giro anziché rientrare in albergo (prendendo il battello da P2 a P1) lo prendiamo fino a P3 e saliamo a prendere il trenino da ST1 (ingresso principale) a ST2 (dove è il nostro albergo). Mentre aspettiamo il trenino viene a fare la nostra conoscenza un gattino bianco e nero di pochi mesi, un po’ pauroso ma visibilmente affamato che resterà nei nostri cuori.
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Messaggioil 09/09/2014, 22:29

GIORNO 12

Giovedì 8 novembre, visita del Parco Nazionale ed escursione in Bosnia-Erzegovina.

La passeggiata di oggi è volutamente molto breve perché vogliamo andare a visitare le cascate del fiume Una, a pochi chilometri da Bihać (Bosnia-Erzegovina).

Quindi partiamo in battello da P1 a P2 e subito a P3 per visitare la prima parte dei laghi bassi (quelli subito al di sotto del lago principale).

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A metà del percorso che va dal lago Kozjac all’ingresso principale troviamo una grotta non indicata sulla mappa che si sviluppa in verticale, in pratica è un “tubo” di 80 metri di altezza nella roccia, percorso da una scaletta.

Saliamo la scaletta e ci troviamo a mezza strada fra la stazione ST1 e l’ingresso principale. Proseguiamo verso quest’ultimo, da cui si gode una vista spettacolare sulla più alta delle cascate del parco.

Qui ci dividiamo: Claudia va al parcheggio, mentre io vado a prendere il trenino e torno in albergo a prendere la fida Pandina, che ci porterà fino in Bosnia.

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Messaggioil 09/09/2014, 22:32

Entriamo in Bosnia e ci dirigiamo verso Bihać, che dista dai Laghi di Plitvice una trentina di chilometri. Lungo la strada cerchiamo un posto per pranzare ma sembra di essere nel deserto. Ci rinunciamo anche perché vicino alle cascate c’è un ristorante molto consigliato dalle guide, per cui decidiamo di andare a pranzare là.

Arriviamo alla dogana ed i doganieri Croati ci fanno perdere un sacco di tempo. Non guardano nulla della macchina e non aprono neanche il bagagliaio, ma ricopiano pedestremente tutti i dati delle carte di identità mia e di Claudia, mettendoci un’eternità. A cosa sarà servito? Entriamo finalmente in Bosnia (per fortuna i doganieri Bosniaci non sono come quelli Croati e ci fanno passare senza alcuna formalità) e rimpiangiamo subito di avere fatto benzina in Croazia: qui la benzina verde costa l’equivalente di 1,25 Euro al litro!

Facciamo anche una pessima scoperta: contrariamente a quanto mi avevano detto quando l’ho comperato, il navigatore conosce solo le strade principali della Bosnia. Addirittura ci fa vedere come un semplice incrocio fra due strade, con nulla intorno, quella che invece è Bihać, una città di oltre 60.000 abitanti (come Savona, per fare un esempio): tutt’altro che un paesino! Ovviamente, come non ha le strade di Bihać, non ha neanche Kostela (la frazione di Bihać dove si trovano le cascate). Pazientemente tiro fuori la mia vecchia cartina della Jugoslavia (vi basti il nome a capire quanto è moderna!) ma è al 500.000:1, di Kostela neppure l’ombra.

Visto che le cascate sono (di solito!) lungo i fiumi decido di seguire la Una, ma qui si pone il dubbio: verso monte o verso valle? Nel dubbio, penso che le cascate di solito sono nelle zone di montagna, non in pianura, e mi dirigo a monte. Mezz’ora (e 40 km) dopo deduco che forse le cascate erano verso valle… ma è tardi, ormai siamo troppo distanti per tornare indietro. Mi guardo intorno… e siamo nel nulla.

Qui (ma anche nelle zone croate più vicine al confine) la guerra ha colpito veramente duro, nelle campagne non c’è una sola casa intera, tranne quelle visibilmente rifatte negli ultimi 15 anni o profondamente ristrutturate dopo la guerra. Non chiedetemi foto: è fin troppo evidente che tanta gente è morta in quelle case, e ove non fosse evidente guardando le case lo testimoniano i tanti, troppi, campi che anziché a zucchine o patate solo “coltivati” a croci e lapidi. Per rispetto ai morti, non ho fatto nessuna foto.

Visto che non c’è nulla da fare, e non prima di avere rischiato un frontale con un pazzo che, in pieno paese, viaggia a 140 km/h completamente contromano (per non essere fotografato dall’autovelox, deduco poi) e mi costringe a buttarmi fuori strada nel parcheggio di una villetta, decidiamo che della Bosnia ne abbiamo avuto abbastanza e che possiamo tornare in Croazia.

Tiro fuori la fida cartina che mi mostra un valico secondario proprio vicino a noi. Il navigatore non lo conosce (per lui esiste solo la statale su cui siamo) ma lo trovo facilmente. Quello che non trovo è nessuna indicazione che da lì si rientri in Croazia, e visto che la strada non è asfaltata e non mi da molto affidamento torno sulla statale e riprendo per Bihać. A posteriori, visto che molte strade in Bosnia sono tutt’ora minate, ed a maggior ragione quelle secondarie di confine, il fatto di essermi “spaventato” ed avere rinunciato è stata un’idea molto saggia!

Dopo altri 10 km la cartina mi segnala un altro valico di confine un po’ meno “avventuroso” del precedente, e questo è segnato anche dai cartelli stradali, per cui ci fidiamo a seguirlo. In breve, passata come prima senza alcun problema la dogana bosniaca, ci troviamo al confine croato. Erroneamente confidiamo che in una dogana minore non ci facciano perdere tanto tempo, ma non è così. Non solo si copiano (anche stavolta!) tutte le due carte di identità, ma vogliono assolutamente vedere il “permesso di auto”. Cos’è un “permesso di auto”?

Vero, so benissimo che per guidare all’estero un’auto non tua ci vuole l’autorizzazione del proprietario, gli spiego che l’auto è intestata a Claudia che è lì seduta a fianco, che se vuole faccio guidare lei, ma non è quello che vuole. Ipotizzo che voglia vedere la carta verde, anche se non ha senso (serve per la Bosnia, non per la Croazia, e lui è croato, non bosniaco) e tiro fuori i documenti della macchina per fargliela vedere. Immediatamente si illumina e indica! Non la carta verde, di cui come supponevo non gli interessa nulla, ma il libretto di circolazione: era quello che lui chiamava “permesso di auto”. Ovviamente ci vuole un buon (altro) quarto d’ora che si ricopi a mano anche tutto il libretto e finalmente passiamo il confine.

Tornati in Croazia il navigatore si rianima, e mi informa che siamo in una lunga valle diretta a sud, mentre Plitvice è a nord rispetto a dove siamo. Ci da la possibilità di scendere per quasi 30 km verso sud e poi risalire a nord oppure di “tagliare” orizzontale verso ovest, facendo solo una ventina di km al posto di 50. Ah già, non è tutto asfalto, mi avvisa… Bene, si riveleranno 20 km di sterrato che svalicano le montagne, per fortuna la Pandina fa (per la seconda volta) gli straordinari e ne usciamo, anche se non proprio tranquilli. I due punti che più mi hanno dato da pensare sono stati 200 metri di attraversamento di una fangaia (che se ci rimanevamo bloccati dentro ci ritrovavano al disgelo) e quando sono dovuto scendere per spostare un albero caduto di traverso alla strada… una strada molto frequentata, di sicuro! In compenso poco dopo una famiglia di cervi ci passa vicino, facendoci dimenticare le difficoltà.

Rientriamo alla civiltà che sono le 16:30… e non abbiamo ancora pranzato! Troviamo un “grill” (l’equivalente delle nostre tavole calde) che non si scompone affatto all’idea di darci da mangiare a quell’ora e pranziamo: come al solito nei “grill” bene e con pochi soldi. Per tornare all’albergo passiamo da Korenica e ci lanciamo nelle “spese folli”. O meglio, folli mica tanto visto che comperiamo cose utili che in Italia costano molto di più. Claudia prende una pentola smaltata e delle saponette (le stesse che usiamo in Italia, ma costano la metà), io invece una pala da neve col bordo rinforzato in metallo.
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Messaggioil 09/09/2014, 22:36

GIORNO 13

Venerdì 9 novembre, visita del Parco Nazionale dei Laghi di Plitvice.

Prosegue la visita ai Laghi di Plitvice. Oggi giro dei laghi inferiori, per cui prendiamo il trenino fino alla stazione ST1 e da lì scendiamo attraverso la stessa grotta del giorno prima. Vista da sopra non è proprio rassicurante!

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Dimenticavo… una delle spese fatte il giorno prima a Korenica è una scatola di mangime per gatti. Indovinate cosa ne facciamo appena arrivati alla stazione ST1?

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Quando siamo quasi in fondo alla grotta siamo costretti a fermarci per aspettare che scorra una affollatissima comitiva di tedeschi. Mentre aspetto che passino mi distraggo e manco l’ultimo scalino! Claudia capisce che deve essere successo qualcosa quando vede un signore (un medico in pensione) che si stacca dal suo gruppo e accorre verso di me. Fortunatamente non mi sono fatto nulla di serio: qualche minuto di riposo e ripartiamo.

Riprendiamo la visita ai laghi e noto una turista finlandese di una bellezza imbarazzante che “pastura” i cavedani a pezzettini di pane per fotografarli. Mi interesso subito… che avete capito, ai cavedani, e li fotografo anch’io.

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Messaggioil 09/09/2014, 22:40

Proseguiamo fino alla base della grande cascata (quella che avevamo visto ieri dal belvedere) dove una turista giapponese molto gentile si offre lei di farci qualche foto insieme. Di solito non metto foto di persone, ma è il nostro viaggio di nozze, per cui un paio di foto ricordo ci stanno anche.

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Riprendiamo la visita ai laghi verso il percorso panoramico, un’altra scalinata come quella della grotta che sale anche lei per 80 metri fino alla cima del canyon, dall’altro lato dello stesso. Passiamo sopra la cascata e raggiungiamo il belvedere, da cui si gode una vista splendida sulle cascate inferiori. A dire il vero ci eravamo passati vicino poco prima, ma dal percorso turistico non le si riusciva ad apprezzare come dall’alto.

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Restiamo perplessi: sono il simbolo del parco, e noi siamo riusciti a capire dov’erano e a vederle solo l’ultimo giorno e facendo un percorso fuori dai “soliti giri”. Se sono talmente belle da essere (giustamente) il simbolo del parco, perché non le valorizzano?

Ci teniamo il dubbio e concludiamo il percorso scendendo al pontile P3 da cui prendiamo il battello verso l’albergo. È ancora presto ed è l’ultimo giorno che abbiamo per visitare il parco, per cui decidiamo di fare un altro pezzo di passeggiata, dal pontile P1 costeggiamo il lago Kozjac sul lato Est, quello opposto a quello che abbiamo fatto tre giorni prima. Sulla carta il sentiero è abbastanza lungo, ma è facile e pianeggiante e ci mettiamo metà del tempo che avevamo preventivato. Arrivati alla fine del lago ci dividiamo nuovamente: io voglio completare il giro del lago e vado al pontile P3 a riprendere il battello, Claudia invece va a salutare il “solito” gattino che vive alla stazione ST1 e prende il trenino.

Poi arrivati in albergo io mi riposo (anche per i postumi della caduta nella grotta) e lei fa una scappata al panificio di Korenica per prendere le due solite fette di burek (eh già, il burek le è proprio piaciuto!).

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Messaggioil 09/09/2014, 22:44

GIORNO 14

Sabato 10 novembre, trasferimento a Spalato.

La carta del burek del giorno prima ci permette di fare un regalo a qualche altro uccellino del parco. Io non so quanti ne siamo passati, ma la differenza fra com’era la sera prima e com’era il mattino dopo parla chiara (non è stato il vento, le briciole sarebbero state tutte per terra).

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Uno di loro si lascia fotografare in primo piano mentre cerca una briciola per terra. Per Plitvice è tutto, sapevamo che sarebbe stata la tappa più bella del viaggio e dispiace doversene andare, ma il tempo a disposizione per visitare il parco è finito.

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Con tanto rimpianto, e sapendo di dover lasciare a sé stesso il gattino a cui ci eravamo affezionati partiamo per Zara, dove faremo una tappa intermedia prima di proseguire per Spalato, dove passeremo la prossima notte.

Fine della terza parte del viaggio ("i laghi")...
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Messaggioil 09/09/2014, 22:50

... ed inizio dell'ultima ("il ritorno")

Arrivando a Zara ci fermiamo in un “grill”. La coda di gente che viene a prendere polli cotti alla brace ci fa capire che si mangia bene, e puntualmente così sarà. Il cameriere che al mio ordine (un piatto di gulasch ed uno di cevapcici) mi chiede se sono davvero tutti e due per me, e mi avvisa che secondo lui non ce la farò a mangiarli, ma non mi conosce… è un gioco da ragazzi!

Facciamo un giro a Zara, poi proseguiamo lungo la costa fino a Sebenico e lì ci muore inspiegabilmente il navigatore. Era nuovo, lo avevamo comperato apposta per questo viaggio! Ritiro fuori (un po’ meno pazientemente) la fida cartina cartacea al 500.000 e per fortuna c’è segnato il paesino dove abbiamo l’albergo, pochi chilometri fuori Spalato. Rincuorato dal fatto che in un modo o nell’altro dovremmo farcela, proseguiamo dritti per l’albergo.

Per la tappa di Spalato avevamo fatto “gli sboroni” prenotando un 5 stelle. A essere sinceri siamo completamente fuori stagione per cui fanno prezzi “popolari” pur di avere clienti. Appena arriviamo c’è un gran caos di polizia e guardie armate. Ci fanno passare e scopriamo perché, sono ospiti dell’albergo i giocatori di una squadra di calcio (la Dinamo Zagabria, a suo tempo squadra del partito) e mancano solo due ore alla partita. Pare che i loro tifosi siano molto facinorosi e che Spalato sia proprio l’acerrima nemica (la Dinamo perderà 1-0, ben gli sta!).

Superato il caos ci accomodiamo ma la scelta del 5 stelle non è delle migliori (ogni apparente riferimento politico è puramente casuale). :D

In pratica è vero che la camera costa molto poco, ma ogni scusa è buona per spillare extra. Meno male che a pranzo avevo mangiato ben più che abbondantemente, perché la cena (che non è compresa nel prezzo) è ottima ma costosissima (paghiamo più di 50 Euro per mangiare due primi). Vero è che in un ristorante di pari classe in Italia avremmo speso altrettanto, ma in confronto ai prezzi “medi” croati è uno sproposito. Anche il collegamento a Internet mi indispone per come è pensato: c’è ed è gratis ma va ad una velocità da lumaca, se si vuole che vada ad una velocità “umana” bisogna pagare l’extra.
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Messaggioil 09/09/2014, 22:52

GIORNO 15

Domenica 11 novembre, imbarco per l’Italia.

Considerato che il principale obiettivo della giornata è prendere il traghetto per Ancona alle 20:30 ce la prendiamo comoda, ma la mattina non inizia nel migliore dei modi: alle 9:30 un cameriere viene a controllare se avevamo consumato qualcosa al minibar. Rischia veramente che lo mandi a quel paese ma lo lascio fare. Che fossero rompiscatole anche su quello lo avevamo capito subito, vedendo che il minibar era sigillato con una striscia di carta… peccato che il gancio a cui è fissato il un sigillo sia un banale magnetino da frigorifero, per cui basta staccarlo per aprire e chiudere il frigo senza infrangere l’inutile sigillo.

Andiamo a fare colazione e anche qui c’è il trucco: il buffet è incluso nel prezzo, ma ove uno volesse un caffè o un cappuccino (per carità, marca Illy) lo si paga extra. Claudia non ce la fa ad iniziare la giornata senza caffè e ne ordiniamo due, che alla fine si dimenticheranno pure di metterci in conto. Non fossero stati tanto sanguisughe glie lo avrei fatto notare io, ma così…

Ci dirigiamo al porto e troviamo l’ufficio della Blue Line, che abbiamo scelto perché a parità di tratta costava decisamente meno. Aggiungi che con l’altra compagnia saremmo sbarcati ad Ancona alle 7 del mattino… sono in vacanza, non ho voglia di svegliarmi alle 5 per loro! L’ufficio apre alle 15, per cui andiamo a fare un giro, pranziamo e torniamo con calma a fare le valigie (avevamo la camera a disposizione fino alle 15). Torniamo al porto, facciamo il check-in e ci restano tre ore prima dell’imbarco (bisogna presentarsi per le 18:30).

Faccio un giro ma il fatto che il navigatore sia fuori uso mi crea problemi: vorrei visitare una valle interna, ma la strada non è segnata sull’unica cartina che ho dietro e prima di perderci nel nulla torniamo a Spalato. Puntuali alle 18:30 entriamo in porto, passiamo la solita dogana croata (sì, ormai le odio!) col doganiere che ci fa una domanda tranello, ma non ci casco e ci lascia passare (non prima di avere ricopiato le due carte di identità, ovviamente). Purtroppo le auto imbarcano dopo i camion, ma alla dogana filtrano a pettine fino tutti i TIR facendo perdere tempo a tutti. Riusciamo ad imbarcare che sono quasi le nove.

Sistemiamo i bagagli e ci sistemiamo nella nostra “lussuosissima” cabina VIP. La spiegazione è semplice, la Blue Line è la linea ”low-cost” per cui la sceglie chi vuole spendere poco, quelli che vogliono cabine lussuose scelgono la Jadrolinja. Ne consegue che la differenza fra la nostra VIP (che non vuole nessuno) ed una cabina normale è di pochi Euro, in compenso abbiamo una cabina che sembra quasi una camera d’albergo, grande esattamente il doppio delle altre.

Il mare è mosso e la nave balla. Mentalmente faccio il calcolo che se balla così in porto, specie a Spalato che è protetta da due file di isole, vuol dire che l’Adriatico ci riserverà delle sorprese. L’altoparlante conferma i miei dubbi, la partenza è rimandata a mezzanotte causa maltempo. Andiamo a cena (i passeggeri delle cabine VIP hanno i posti riservati!) e quindi in camera. A mezzanotte, puntuali rispetto al ritardo, si parte.

Claudia si chiede come mai i letti abbiano la sbarra di fianco come quelli dei neonati. Faccio finta di niente, ma appena usciti dalle due file di isole che proteggono Spalato le è subito chiaro a cosa serva. Si balla davvero, non abbiamo scelto la nottata giusta per navigare.

Siccome accade che in caso di mare grosso nelle stive le auto si muovano e si danneggino, decido di appoggiare una bottiglia d’acqua sul mio comodino: se cade vuol dire che abbiamo ballato troppo e c’è poco da sperare che la Panda sia sopravvissuta alla traversata. Intorno alle tre di notte il dramma, la bottiglia mi cade addosso. Mi sveglio di soprassalto spaventatissimo ma non mi sembra che stiamo ballando così tanto. E sento Claudia dire: “Scusa, l’ho urtata…”.
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Messaggioil 09/09/2014, 22:54

GIORNO 16

Lunedì 12 novembre, sbarco dal traghetto e visita di Ancona.

Alle sette l’altoparlante suona la sveglia, ci prepariamo con calma, andiamo a far colazione e pigramente salgo in coperta per vedere se Ancona è già visibile. Del resto l’arrivo era previsto alle 8 e sono già le 8:20 ma siamo partiti con tre ore e mezza di ritardo, mi aspetto di sbarcare dopo le 11. Guardo fuori… e stiamo entrando in porto! Probabilmente la nave è andata più veloce del solito per non farsi sballottare dalle onde, fatto sta che siamo già arrivati.

Facciamo le valigie, aspettiamo che aprano il garage e per fortuna la Pandina è sana e salva. Sbarchiamo non appena il vecchietto dietro di noi riesce a finire la manovra complicatissima che si è inventato: un dramma… Passata la dogana seguiamo le complicatissime indicazioni stradali: pare che si debba attraversare mezza Ancona prima di poter uscire dal porto!

Sono sempre senza navigatore ma la cartina d’Italia ce l’ho con una risoluzione “sensata”, il navigatore avrebbe aiutato ma non è indispensabile. Ci dirigiamo a Corinaldo, antico borgo fra i più belli d’Italia, dove abbiamo l’albergo. La nostra camera è proprio nelle mura del paese, un albergo semplice ma molto suggestivo e con una vista splendida. Per intenderci la nostra camera è quella con le persiane verdi aperte nella foto sotto.

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Posate le valigie andiamo a pranzare in un ristorante anch’esso ricavato nello spessore delle mura.

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Torniamo quindi ad Ancona dove ci aspettano un’amica che non vedo da parecchi anni ed il suo fidanzato. Ci fanno visitare la città e poi andiamo a cena in un locale tipico sulle alture dietro la città.

Ottimo, ad prezzo più che onesto, considerata la media italiana (quella croata è su un altro pianeta, ma ormai siamo rientrati in Italia). Dopo la cena torniamo in albergo a Corinaldo.
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Messaggioil 09/09/2014, 22:58

GIORNO 17

Martedì 13 novembre, si torna a casa.

Dedichiamo la mattinata alla visita di Corinaldo che ci delizia con i suoi tipici scorci medioevali, incuranti della pioggerellina che continua a cadere.

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Corinaldo è anche la città di Santa Maria Goretti, una visita alla sua casa natale è d’obbligo:

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(segue)
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Messaggioil 09/09/2014, 22:59

Facciamo un giro sulle colline marchigiane ed andiamo a mangiare a Fossombrone, finito il pranzo superstrada per Fano e quindi autostrada verso casa.
Arrivati a Faenza facciamo una deviazione per andare a visitare Brisighella, altro borgo storico che non avevo mai visitato, ma a cui mi legano tradizioni familiari.

Particolarità di Brisighella è anche l’avere dato i natali a ben cinque Cardinali (uno di essi è mio lontano parente). Impossibile non fotografare le due torri contrapposte, che dominano l’antico borgo.

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Andiamo a cena a casa di un amico che abita a Molinella, vicino a Bologna. Rimaniamo a chiacchierare fino a tardi ma poi davvero si va a casa senza fare più tappe o deviazioni.
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Messaggioil 09/09/2014, 23:02

GIORNO 18

Mercoledì 14 novembre, finalmente a casa.

La mezzanotte è passata da un pezzo ma siamo a casa, posiamo le valigie e salutiamo la Panda: ci ha regalato quasi 3150 km di viaggio senza il minimo problema, neanche quando le abbiamo chiesto “gli straordinari”.

A lei il nostro più grande ringraziamento.

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Ma non è finita! Più tardi, mentre sono in viaggio per lavoro, decide lei di rigraziarmi con un numero di chilometri curioso: 123456.

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Ora è davvero finita! Grazie Panda!!!

E grazie anche a voi lettori!
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