il 07/03/2014, 18:38
Chiamato più volte in causa,....è ora di dire qualcosa.
la mia presenza in questa tratta del viaggio è stata frutto solo della possibilità che mi si è stata offerta, legata alla rinuncia del navigatore/compagno di viaggio di Giba.
Si è concretizzato, materializzato tutto in poche settimane, e senza troppi ripensamenti, ho acquistato un biglietto aereo con andata su Windhoek (Namibia) e un ritorno da Lusaka (Zambia).
Ho agganciato le date a quelle già organizzate, e sono partito con altra compagnia aerea la SAA, non con loro Ethipian A. da Milano.
Avevo conosciuto Giba anni fà a Carrara, e lo avevo rincontrato poi ad un raduno di un weekend ad Urbino e dintorni.
La conoscenza epistolare, seppur elettronica, in questi anni, legata ai viaggi ed alla fotografia non ci aveva mai mentito, e seppur il carattere di Giba poteva essere considerato "nell'ambiente" un pò ruvido, mi sono molto affidato all'istinto anche se, Giba a parte, non conoscevo nessuno dell'altro equipaggio; il fatto che avessero un 300Tdi, senza troppi orpelli e cose inutili a bordo, mi confortò nell'idea di persone comunque semplici e nello stesso tempo motivate.
Arrivai da solo a Windhoek in pieno giorno, partito con le temperature Itlaiane di metà gennaio, mi accolse un caldo aspettato sì, lo era, ma non così intenso, considerando che la capitale sta ad una quota di circa 1650 slm.
Sbarcato e trasportato a metà strada tra l'aereoporto e la città, presì contatto e mi si materializzò l'indirizzo che avevo più volte letto e riletto in aereo, un centro di noleggio e rimessaggio veicoli di vaiggiatori, un'ampia officina con mezzi, varie stanze e appartamentini dislocati, un campeggio di sosta ed un ristorante con un ampia terrazza.
Lì, sul piazzale antistante l'officina, erano parcheggiati i due 110 tirati a lucido dal personale, per l'occasione.
Il contatto visivo fu impattante, un Blaze Red TD5 ed un Coniston Green 300Tdi; ebbi tutto il pomeriggio per guardare, controllare, sbirciare all'interno ma non accettai le chiavi dei mezzi che mi furono portate; non aspettava certo a me metterli in moto, ne tantomeno utilizzarli in quel lungo pomeriggio di attesa che avevo difronte....Giba e comapgni sarebbero arrivati solo in serata.
Mi concentrai sul GPS, sulla cartografia T4A e sul temporale che stava arrivando nel tardo pomeriggio, che visibilmente si scorgeva dalla collina dove eravamo situati in posizione predominante rispetto ad una vastità di territorio circostante.
Periodo di piogge e di zanzare, di caldo e forte sole a tratti, periodo di forte vegetazione e di insetti, periodo di lunghe giornate di luce e di albe molto mattutine; la parte sud dell'Africa sembrava essere pronta, io pure.
Una ricontrollata a tutto l'equipaggiamento, messe in carica tutte le batterie mi buttai sul letto in attesa dell'arrivo degl'altri mentre un copioso acquazzone aveva coperto tutto il cielo, tempo ne avevamo ed i ritmi sui quali ci dovevamo abituare, avevano iniziato a mostrare le loro carte, ma noi eravamo carichi già prima della partenza ed era solo questione di ore.
Ritardi del loro volo a parte, arrivarono a notte orami calata, presentazioni ed abbracci, due chiacchiere e racconti di circostanza e la prima bevuta di birra, ma mi accorsi che solo Augusto oltre a me beveva birra.
Conobbi quindi Augusto ed Andrea e ritrovai Giba.
I due giorni seguenti furono dedicati ai mezzi, alla loro preparazione, allo stivaggio della cambusa e degli effetti personali, allo svuotamento ed alla sistemazione delle casse e dei ricambi, alle piccole modifiche che ogni landroverista ha in mente e fà, dopo una precedente tratta di viaggio, prima di affrontarne una nuova.
E così iniziò la nostra avventura.
Ogni viaggio è un'avventura singolare, a se stante; ogni viaggio è una summa di precedenti ricordi che affiorano mentre si inizia, ma che imprimono costanza e sicurezza nei movimenti e nel ragionamento.
Si potrebbe sintetizzare il tutto con una sola parola, esperienza e proprio questa è stata il comun denominatore di uno sparuto gruppo di amici che in poco tempo hanno creato per me, ricreato per loro, una situazione nella quale muoversi senza dover mostrare nulla a nessuno, senza dover forzare per primeggiare, senza dover studiare qualcosa o qualcuno per mettersi al passo con gl'altri.
Non voglio quindi, raccontare il diario di un mese di avvicendamenti e tratte, di tappe obbligate e di luoghi da non dover mancare, perchè la filosofia che è stata subito chiara è stata quella del divertimento, del poter sfruttare a nostro piacimento la nostra esperienza ed ottimizzarla giorno per giorno, di far seguire ad ogni alba una giornata piena e divertente, sicuri che al tramonto da qualche parte avremmo dormito in sicurezza.
Senza patemi di arrivare chissà dove poi, ma solo seguendo un istinto innato o forse prodotto da anni di viaggi, nella consapevolezza che il tempo questa volta era un nostro alleato, un mese a gioronzolare è tanto e quando si hanno solide basi ritrovate di non pratagonismo, ci si uniforma sempre più in maniera biologica in una serie di movimenti e di comportamenti, dove molto spesso bastava un cenno per capirsi.
E così che si è sviluppato tutto il viaggio, senza mai cambiare mezzo o equipaggio, senza mai entrare nella sfera dell'altro se non quando necessario per il proseguimento; ognuno ha messo del suo, nel microcosmo che diventavano i 110 ogni giorno, senza mai sovrapporsi o litigare.
Ovvio che ognuno ha avuto ed ha i propri pro ed i propri contro, ma la sensibilità di tutti è stata tesa al raggiungimento dello scopo e senza accorgersene abbiamo fatto più di 9000 Km attraversando la Namibia verso sud, poi diretti verso Cape Town prima di rialzarci verso Nord Est attraversando lo splendido Sud Africa sino ad arrivare ai gate del sud del kruger per poi attraversarlo verso Nord, uscendo al gate al confine verso lo Zimbabwe per poi entrarvici attraverso la frontiera tanto temuta di Musina o Messina che dir si voglia e andare sempre in Nord Est verso le rovine di Great Zimbabwe per poi decidere se proseguire sempro verso Est per altri parchi o zone di confine con il Mozambico ed entrare nello Zambia o puntare invece decisamente verso Ovest per andare a vedere le Vicoria Falls al confine con il Botswana, nel periodo dell'anno che hanno un carico maggiore di acqua.
Così abbiamo poi deciso e ci siamo trovati ad entrare in Zambia a Livingstone con tranquillità e come se avessimo dovuto proseguire oltre.
Non abbiamo seguito, per fortuna, lo stress del telefono cellulare, spesso su quello di turno che prendeva, si facevano telefonate per tutti; l'orologio non ha avuto importanza se non dopo quella del sole, e i km macinati in tutte le condizioni sono stati piacevoli e mai forzati se non un paio di volte.
Le mappe cartacee, a diverse scale e molto dettagiate, sono state le sole prese in seria considerazione escluso che nelle città, la vecchia scuola ha prevalso, anche se non dovevamo affrontare spazi aperti o piste senza riferimenti.
In verità seguivo tutto sul GPS, che avevo solo io per scelta di tutti gli altri, ma il suo utilizzo è stato solo per orientarsi senza perdite di tempo dentro le città, andando in routing per arrivare nei posti dove si sostava.
T4A (Tracks for Africa) sono state un ottimo compagno di viaggio, come lo sono state le mappe Open street Maps gratuite e molto precise, con qualche limite solo per alcune piste o situazioni più particolari, ma sono sicuro che con una loro implementazione potranno raggiungere un grado di affidabilità abbastanza elevato per tragitti segnati e canonici.
Diciamo che per ora è tutto, poi si potranno commentare qualche fotografia o inserire aneddoti o cose divertenti, ci sono ancora fotografie e qualche filmato fatto con la GoPro, ma ci vuole del tempo almeno per me.
Pino