il 24/09/2014, 20:05
Nel settembre dello scorso anno, di ritorno dalla Croazia, lungo la A14, per cercare di tenere su il morale che alla fine di un viaggio è sempre un po' basso, chiesi alla mia ragazza dove avrebbe voluto passare le nostre "ferie primaverili" del 2014. Le proposi due mete, Marocco e Islanda, lei rispose senza pensarci un attimo: Islanda. Ok, deciso.
L'esperienza mi ha insegnato che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, nel nostro caso spesso un oceano tra problemi familiari e lavorativi, quindi ho iniziato ad interessarmi alla cosa ma onestamente non ci ho mai sperato davvero. Poi più passava il tempo e più la cosa sembrava realizzabile, i prezzi dei biglietti aerei che monitoravo da qualche tempo iniziavano a salire, così a gennaio, rischiando, ne ho presi due. Milano-Keflafik partenza a fine giugno. A quel punto faccio la seconda mossa, anche se la partenza è lontana e può succedere di tutto, decido di prenotare anche la macchina, un 110 HT. E il sogno sembrava sempre più vicino.
Passa una settimana e la mia ragazza viene convocata per una riunione: la filiale in cui lavora chiuderà tra un mese e mezzo, verrà trasferita in un'altra filiale. Oltre al dispiacere per l'accaduto ora il problema sono le ferie, che vanno ad accavallarsi con quelle di altri dipendenti, e non sappiamo se riusciremo a partire. Rimaniamo in stallo per più di tre mesi, e alla fine a maggio il verdetto positivo. Si parte.
E' il 25/06, treno da Ancona verso Milano e poi arrivo a Malpensa con un larghissimo anticipo. Alle 23:45 finalmente si parte, c'è tensione, non ho mai fatto amicizia con gli aerei. Il viaggio dura poco, appena 4 ore e siamo arrivati, quando andiamo a recuperare i bagagli quello della mia ragazza è tra i primi sopra al nastro, il mio non arriva mai e già inizio a pensare di dover passare 10 giorni con le stesse mutande... poi arriva, alla fine. Usciti dall'aeroporto la prima impressione è pessima, c'è una pioggerellina fina fina, nebbia, il paesaggio intorno è misero e sconfortante, saliamo sul primo taxi e via a dormire in ostello.
Ci svegliamo di buon'ora, l'ostello è veramente fuori mano, raggiungiamo a piedi e con non poche difficoltà la strada principale, intercettiamo un autobus diretto a Reykjavik e via in città. Trovare il garage dell'autonoleggio è stata un'altra piccola odissea, nemmeno gli autisti dei bus urbani conoscevano la via, ma alla fine ce l'abbiamo fatta. Arriviamo e vediamo un 110 sopra al ponte, con il meccanico che gli gira intorno e che confabula con uno dei dipendenti, speriamo tanto che non sia il nostro...e invece è proprio lui. Ci spiegano che stanno facendo dei controlli e che è tutto ok, provo a tranquillizzarmi. Sbrigate le pratiche partiamo. Il mezzo è così diverso dal mio 90 che all'inizio faccio un po' fatica, ma mi abituo subito.
Non abbiamo prenotazioni, orari o scadenze da rispettare, siamo liberi, decidiamo al momento di fare il giro dell'isola in senso antiorario e ci dirigiamo verso il "circolo d'oro".
Il circolo d'oro è un percorso circolare che comprende tre attrazioni: la cascata Gullfoss, il parco nazionale di Pingvellir e la zona di Geysir. Pingvellir è la nostra prima meta, qui si trova la faglia di Almannagja, l'unico punto al mondo in cui sono visibili le zolle europea e americana e che testimoniano il fenomeno della deriva dei continenti. Ci rimettiamo alla guida in direzione Geysir. Geysir è il più antico geyser conosciuto e ha dato il nome ha tutta l'area. In passato eruttava colonne d'acqua alte fino a 60 metri, ma è molto irregolare, e non ho avuto la fortuna di vederlo in azione. Ho visto però lo Strokkur, che è molto più "generoso", erutta ogni 10 minuti circa e spruzza l'acqua ad una trentina di metri. La zona è molto bella e particolare, ci sono anche altri geyser più piccoli, pozze d'acqua dai colori più strani e fumarole, sembrava di essere su un altro pianeta, anche perché la nebbiolina che ci circondava unita al vapore dei geyser rendeva tutto surreale.
Dopo qualche foto, venuta malissimo a causa della foschia, ci dirigiamo a Gullfoss, una cascata impetuosa alta 32 metri con una grande portata d'acqua che precipita in un canyon mozzafiato. Veramente spettacolare.
Inizia a far tardi, e anche se c'è ancora molta luce ripartiamo verso un campeggio consigliatoci la mattina all'autonoleggio. Apriamo il 110, saliamo, inserisco le chiavi, metto in moto, non parte. Panico. Riprovo, non parte. Batteria morta. Io e la mia ragazza ci guardiamo increduli, un po' ci aspettavamo che quel mezzo ci avrebbe riservato qualche brutta sorpresa... ma non così presto azz... Ragioniamo sul da farsi... potrei mettere in moto a spinta, anche se sarebbe complicato visto il terreno e l'assenza di umanoidi ai quali chiedere aiuto, ma poi starei per 10 giorni con il culo stretto e non mi fiderei ad andare nei posti sperduti che invece vorrei raggiungere. Decido di aspettare la mattina seguente per chiamare l'autonoleggio, siamo ancora vicini a Reykjavik, mi sembra la soluzione più intelligente. Prepariamo il "letto", apriamo i sacchi a pelo e ci stendiamo, non abbiamo mangiato niente per tutto il giorno, non abbiamo nulla da bere, analizziamo la giornata, il nostro primo giorno di vacanza, ci guardiamo, ci facciamo una risata e ci addormentiamo.
Ford Transit 90 "RHINO"
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